Gianluca PETRELLA
Per Nino Rota
Nonostante l’ancor giovane età, Gianluca Petrella (Bari, 1975) vanta un ricchissimo curriculum ed un’attività più che ventennale, da quando – già all’inizio degli anni Novanta - cominciò a mettersi in evidenza nel gruppo del sassofonista barese Roberto Ottaviano.
Altra tappa importante della sua evoluzione artistica fu senz’altro la collaborazione con il batterista Roberto Gatto, ma la svolta determinante verso una definitiva maturazione è avvenuta sotto la guida di Enrico Rava, grazie alla lunga militanza nei suoi gruppi, documentata mirabilmente da incisioni effettuate per la ECM, quali Easy Living (2004), The Words and the Days (2007) e Tribe (2011).
Con Rava Petrella ha avuto l’opportunità di sviluppare un elevato grado di interplay e di libertà espressiva, mettendo meglio a fuoco un’ampia gamma timbrica e un linguaggio sfaccettato, in cui si colgono tanto echi di New Orleans e dei trombonisti ellingtoniani, quanto, più tangibilmente, la lezione di Jimmy Knepper, Roswell Rudd e George Lewis.
Caratteristiche che si apprezzano anche nella produzione come leader, iniziata in modo molto promettente nel 2001 per l’etichetta Auand con X-Ray, inciso insieme a Javier Girotto (bs), Paul Rogers (b) e Francesco Sotgiu (dm). Per questa etichetta, tra parentesi, Petrella ha contribuito a due lavori del batterista Bobby Previte: Big Guns (2008, con Antonello Salis) e Pan Atlantic (2009).
La poliedrica attività come leader del trombonista si è indirizzata fondamentalmente su tre fronti. Prima, con due quartetti profondamente differenti: Indigo 4, con Francesco Bearzatti (ts), Paolino dalla Porta (b) e Fabio Accardi (dm); Tubo Libre, con Mauro Ottolini (sousaphone), poi rimpiazzato da Oren Marshall (tuba), Gabrio Baldacci (g) e Cristiano Calcagnile (dm). Quindi, con la Cosmic Band, formazione di dieci elementi che raccoglie il meglio della nuova generazione del jazz italiano e fornisce a Petrella l’occasione di esprimere una visione disinibita sfruttando l’ispirazione di fondo della Sun Ra Arkestra.
I suoi ultimi lavori sono Il Bidone, omaggio alla musica di Nino Rota trasposta in una moderna chiave jazzistica, e SoupStar, realizzato in duo con il pianista Giovanni Guidi, già membro della Cosmic Band.
Altro dato non trascurabile, nel 2009 Petrella ha fondato l’etichetta Spacebone Records, secondo una tendenza condivisa da altri musicisti odierni, giustamente desiderosi di affrancarsi dalle logiche spietate del mercato discografico. Da segnalare, nell’ambito di questa produzione indipendente, anche il nuovo e stimolante quartetto Plutino, con Previte, Beppe Scardino (bs) e Francesco Diodati (g).
Propos recueillis par Enzo Boddi Photos Umberto Germinale, Jérôme Partage
© Jazz Hot n°672, estate 2015
Jazz Hot: Il tuo ultimo lavoro, Il bidone, è un omaggio a Nino Rota. Com’è nato e come si è sviluppato il progetto?
Gianluca Petrella: È nato nel 2011, grazie a una proposta che mi è stata fatta dall'associazione I-Jazz, composta anche da una parte di promoter italiani. Sono stati proprio loro a suggerirmi un tributo a Nino Rota, visto che proprio nel 2011 ricorreva il centenario della sua nascita. Il mandato si è concluso nel 2012 ma - ben contento degli sviluppi musicali - il gruppo (composto, oltre che dal sottoscritto, da Giovanni Guidi, Beppe Scardino, Cristiano Calcagnile, Joe Rehmer, John De Leo e Andrea Sartori) non si è fermato e ha continuato la sua attività concertistica attraversando l'Italia in lungo e in largo. Il tutto è culminato in una seduta di registrazione da cui è nato quest’ultimo progetto discografico.
In quali elementi della musica di Rota hai individuato delle affinità con il tuo linguaggio?
Indubbiamente Rota, anche se in modo non esplicito, ha caratterizzato da sempre il mio modo di suonare. C'è sempre stato qualcosa nel suo modo di scrivere e concepire la musica che ha avuto delle influenze sul mio linguaggio musicale, così come la sua visione profonda e personale dell’italianità. Il trombone, poi, è quasi uno strumento «circense» e questo lo avvicina ancora di più al suo stile giocoso. C'è da dire però che nella mia formazione e nella crescita della mia personalità artistica non mi sono mai posto limiti: ho sempre esplorato territori musicali e geografici sempre diversi.
Nel disco figura come ospite Dino Piana, che a 83 anni suona ancora con l’energia di un ragazzo. Ritieni di averne in qualche modo raccolto idealmente il testimone?
Non è affatto semplice raccogliere il testimone da chi ha fatto la storia del trombone - anche se a pistoni - in Italia. In più, nonostante l'età, è ancora in grado di dire la sua con la stessa energia e la stessa freschezza di un giovane professionista. Ovviamente, dato il notevole distacco generazionale, sarebbe normale sentirsi ideologicamente lontani, ma la sua curiosità verso i nuovi linguaggi mi ha sempre fatto pensare che fosse possibile trovare un punto di incontro che potesse soddisfare le esigenze di entrambe le parti.
Il tuo linguaggio sul trombone è molto articolato e sfaccettato, una sintesi di elementi moderni e tradizionali. Quali sono i tuoi punti di riferimento?
I punti di riferimento sono tanti. Potrei citare molti nomi provenienti da svariati generi musicali, ma mi limito semplicemente ad assimilare musica che mi cattura.
Domanda scontata: in che misura ha influito sulla tua evoluzione artistica il sodalizio con Enrico Rava?
Ho conosciuto Enrico nel 1993 ai seminari di Siena Jazz: era un mito per tutti noi, giovani musicisti con il desiderio di suonare jazz. A distanza di qualche anno, ho iniziato a collaborare ad alcuni dei suoi gruppi fino alla nascita del suo quintetto, avvenuta agli inizi del 2000: un gruppo che mi ha offerto un ruolo importante e che negli anni ha influito molto sulla mia crescita musicale. Ormai sono molti anni che collaboro con lui in pianta stabile e - come ho avuto modo di dire in altre occasioni - è stata ed è tuttora una guida sotto tanti punti di vista. Un aspetto su tutti: mi ha insegnato anche a dare priorità all’aspetto umano di questo lavoro, alla cura dei rapporti con gli altri musicisti. Un aspetto importantissimo e necessario della nostra professione che ha conseguenze dirette anche sul palco.
A proposito di sodalizi di lungo corso, recentemente hai messo a punto il duo Soupstar con Giovanni Guidi. In quel contesto, la vostra interazione sembra realizzarsi in modo davvero telepatico.
Con Giovanni ho modo di sperimentare linguaggi diversi. Dopo diversi anni di militanza nel gruppo di Rava e in alcuni dei miei gruppi abbiamo pensato di formare un duo che potesse essere funzionale alle nostre esigenze e avesse come base l'improvvisazione: un duo pieno di idee, dinamico e ricco di sfumature. Il disco SoupStar, pubblicato nel settembre 2013 per Musica Jazz, racchiude ed esprime al meglio questa nostra personale dimensione.
In un’intervista rilasciata tempo fa, proprio Giovanni paragonò la Cosmic Band a "una rock band pazzesca”. Cosa pensi di questa definizione?
Credo abbia ragione. Anche se non mi ritengo un grande esperto in materia, a volte, durante i nostri concerti, riconosco sonorità molto vicine a quelle del rock. Ciò è scaturito dalle diverse estrazioni musicali da cui provengono i vari componenti della band. Ovvio, però, che la Cosmic non è solo una rock band.
Peraltro, in quel gruppo emergono riferimenti evidenti all’Arkestra. Cosa ti ha affascinato in particolare della poetica di Sun Ra?
Lo spirito di comunità e di collettivo che da sempre ha caratterizzato questo gruppo, facendo da specchio anche a tutta una dimensione sociale e politica che si stava muovendo in quell’epoca. Il nucleo base dei musicisti dell’Arkestra è rimasto quasi immutato negli anni ed è questa «fede» nei confronti di Sun Ra e la capacità di muoversi insieme che mi hanno sempre colpito. Un altro aspetto per me determinante è l’uso degli strumenti elettronici. È stato innovativo, sia per l’epoca, che, in particolare, in un circuito come quello jazzistico, facendo così la differenza anche per originalità. Un approccio futuristico allo sviluppo di nuove sonorità e di nuovi strumenti.
Nel gruppo Tubolibre hai interagito con Mauro Ottolini, altro trombonista dall’impatto tellurico. Quant'è facile (o difficile, a seconda dei casi) individuare un punto di equilibrio con un solista di tale potenza?
Purtroppo Ottolini non fa più parte del quartetto ormai da due anni, per motivi legati alla sua carriera individuale e di leader di altre formazioni. Comunque, l’esperienza passata con lui è stata facile e positiva. Soprattutto perché la maggior parte dei solisti di tale importanza non è detto che siano, al tempo stesso, buoni accompagnatori.
La tua collaborazione con Bobby Previte darà presto altri frutti?
Non lo escludo. Adesso stiamo vivendo un periodo di stallo, anche perché viviamo in due continenti diversi per gran parte dell’anno. Le collaborazioni passate hanno sempre prodotto grandi progetti.
Hai pubblicato i tuoi ultimi lavori per la tua etichetta Spacebone Records. Anche tu, come altri tuoi colleghi, avevi sentito l’esigenza di sganciarti dalla logica delle maggiori case discografiche?
Per noi è importante far conoscere le nostre idee, come lavoriamo e su cosa. Sono tutti particolari che non vengono a galla: cosa c’è prima di una registrazione, di un’esibizione o di un concerto. Per me è molto importante produrre qualcosa di diverso. Ci sbattiamo tanto con questo concetto della ricerca nel jazz come un genere musicale che deve andare avanti a tutti i costi. Quindi le produzioni discografiche indipendenti possono, ovviamente, contribuire alla causa. Per quanto mi riguarda, la cosa più importante è la libertà di decidere il prodotto musicale da far uscire, senza vincoli da schemi commerciali, piuttosto che da logiche di marketing che cercano qualcosa di diverso negli artisti solo per una questione di vendita, argomento che mi ha portato a discutere con i produttori precedenti. Mi sono scrollato di dosso tutto ciò per avere il massimo della libertà artistica, anche a livello di grafica - immagine e packaging - decisionale, strategica e promozionale. Mi prendo anche tutte le colpe di un possibile fallimento. Ma è un rischio che vale la pena di correre. Spacebone è una realtà giovane ma che ha già molte idee da sviluppare, molte delle quali sono già in cantiere, pronte ad essere conosciute. Sarà un processo graduale, necessario per non infognare il mercato discografico, già saturo di moltissimi prodotti.
Da tempo, da più parti si parla in termini catastrofici della futura estinzione del supporto discografico. In compenso, la produzione di cd è sempre più copiosa e si ristampano anche dischi storici su LP. Qual è la tua posizione al riguardo?
Sono molto dispiaciuto per ciò che sta succedendo nel settore. Sono però un musicista che per natura cerca di adattarsi alle novità e ai cambiamenti. C’è forse un eccessivo riguardo nei confronti del cd: tutto il mercato si sta spostando sul web in maniera sempre più veloce. Sarà questo il modo più rapido di ascoltare e beneficiare di musica e video. Nel nostro caso il problema riguarda più la questione dei diritti sul download, una situazione ancora non ben definita. È giusto rendere la musica più accessibile a tutti, ma questo non deve andare a discapito dei musicisti. Vedo tante ristampe dei dischi storici del jazz, soprattutto in cd. Ma è un modo sbagliato e controproducente di pubblicizzare la musica: le nuove uscite hanno dei costi più elevati e spesso non possono competere con questi dischi, che invece vengono proposti a prezzi molto bassi. Una differenza che non regge e che non aiuta il nuovo mercato, le nuove produzioni e gli artisti emergenti.
Hai conseguito un diploma al Conservatorio di Bari. Quanto hai «conservato» e quanto invece accantonato della formazione accademica?
Degli anni di conservatorio rimane tutto ciò che ho appreso a livello tecnico e l’approccio a un metodo preciso. Il conservatorio mi ha dato la possibilità di entrare in quel tipo di mentalità: l’esercitazione e lo studio quotidiani sia per lo strumento che per la parte di composizione. Ancora oggi, a distanza di anni, non passa giorno che non lavori sulla musica. Ovviamente mi sono distaccato dall’ambito musicale tipico del conservatorio, come la classica per intenderci, scegliendo di lavorare su altri generi.
Quale importanza attribuisci alla diffusione capillare della didattica in ambito jazzistico?
Non credo che il jazz sia un tipico genere musicale da insegnamento. Ciò che più mi preme dire è che, oltre all’attenzione allo studio metodico e alla formalità della lezione stessa, gli insegnanti dovrebbero cercare di capire le potenzialità del singolo allievo e, di conseguenza, esaltarne il talento.
Il jazz italiano è altamente apprezzato all’estero. Secondo te quali sono gli aspetti principali che lo rendono gradito agli ascoltatori stranieri?
Il jazz suonato dagli italiani ha come caratteristiche principali la melodia e la cantabilità. La storia della musica italiana è composta da musicisti che hanno basato il proprio successo su questi due fattori. Non tutti, ovviamente, si muovono su questo versante. Molti preferiscono intraprendere un discorso più ampio, sperimentale e cosmopolita.
Per contro, quali sono a tuo avviso i maggiori problemi che ancora lo affliggono?
Come ho avuto modo di dire altre volte, siamo in un critico periodo di transizione che ci spinge e ci obbliga a concepire la produzione musicale, sotto tutti i punti di vista, non più come vent’anni fa. È necessario cambiare, in primis, il modo di pensare, progettare e maneggiare la cultura. Il nostro settore ovviamente non si salva da questo scenario. Uno dei problemi fondamentali, secondo me, è la mancanza di spazi a disposizione per i giovani musicisti. Spazi che potrebbero essere sfruttati come laboratori, in cui crescere, formarsi, avere la possibilità di produrre registrazioni. Affinché tutto ciò avvenga, è indispensabile un sostegno da parte degli enti pubblici, aspetto molto critico soprattutto adesso, come ben sappiamo. Ma, in questo caso, manca anche la volontà, oltre che le risorse. Penso che ci vorrebbe un po’ più di coraggio, da parte di tutti.
Contatto
www.gianlucapetrella.com
Discografia - Guy ReynardLeader CD 2001. X-Ray, Auand 001 CD 2002. New Standards, Schema SCEP 336 (con Nicola Conte) CD 2003. Rinoceronti Sul Limbara, Nun 0150582 (con Antonello Salis)
CD 2004. Under Construction, Wide 905618 (con Furio Di Castri)
CD 2005. Indigo4, Angel Records 476652 CD 2005. Domino Quartet, Auand AU9008 (con Sean Bergin, Antonio Borghini, Hamid Drake) CD 2007. Kaleido, Blue Note 9516083 CD 2008. Big Guns, Auand 1200839 (con Bobby Previte , Antonello Salis)
CD 2010. Coming Tomorrow, Pt. 1, Spacebone BONE 1001 (con la Cosmic Band) CD 2011. Slaves, Spacebone BONE 1002 (con Tubolibre)
CD 2012. Coming Tomorrow, Pt. Two, Spacebone Bone 1003 (con la Cosmic Band) CD 2013. Il Bidone: Omaggio a Nino Rota, Spacebone BONE 1005 CD 2013. Soupstar, Musica Jazz MJCD 1270 /con Giovanni Guidi
Sideman
CD 1995. Roberto
Ottaviano, Hybrid and Hot, Splasc(H) Records 453-2
CD 1996. Paolo
Achenza, Do It, Schema 401
CD 1996. Paola
Arnesano, Memorie d'Italy, Philology 1003
CD 1996. Giampaolo
Casati, Memories of Louis, Tring 022
CD 1997. Fabrizio
Bosso, Up Up with the Jazz Convention, Schema 306
CD 1998. Enrico
Rava, Certi Angoli Segreti, Label Bleu 6594
CD 1998. Bruno
Tommaso, Steamboat Bill Jr., Imprint 002
CD 1999. Schema
Sextet, Look Out : Tribute to Basso/Valdambrini, Schema 320
CD 1999. Roberto
Gatto, Sing Sing Sing, Via Veneto Jazz VVJ 019
CD 2000. Esmeralda
Ferrara, Sings Bill Evans, Philology 212
CD 2000. Stefano
Bollani, Abassa la tua radio, Ermitage, 2001
CD 2000. Carlo
Seriani, Frattali, Splasc(H) Records 718-2
CD 2001. Orchestre
National de Jazz, Charmediterranéen, ECM 0184932
CD 2001. Gradation:
Transition, Irma Cafe IRMA 5031762
CD 2001. Roberto Gatto,
Roberto Gatto Plays Rugantino, Cam Jazz 77472
CD 2002. Franco
D'Andrea, 'Round Riff & More 2, Philology 241
CD 2002. Break n'
Bossa : Chapter 5, Schema 347
CD 2002. The Maxwell
Implosion, Small Circle of Friends, Emperor Norton 7050
CD 2003. Cristina
Zavalloni, When You Go Yes Is Yes!, Dunya 7024
CD 2003. Enrico
Rava, Easy Living, ECM 9812050
CD 2003. Roberto
Gatto, Deep, Cam Jazz 7760
CD 2003. Den of
Thieves, ESL Music 63
CD 2003. Nicola
Conte, Jet Sounds Revisited, Schema 330
CD 2003. Renato
Sellani, Just Friends, Philology 244
CD 2003. Renato
Sellani, There Is No Greater Love, Philology 245
CD 2003. 9 Lazy 9,
Sweet Jones, Ninja Tune 79
CD 2003-04. Nicola
Conte, Other Directions, Blue Note 473819-2
CD 2003-04. Rosalia
de Souza, Rosalia De Souza: Garota Diferente, Schema 383
CD 2004. Rosalia de
Souza, Garota Moderna, Pony Canyon Records 01701
CD 2005. The Dining
Rooms, Afrolicious, Schema AFRO028
CD 2005. Enrico
Rava, The Words and the Days, ECM 1709773
CD 2005. Cargo High-Tech,
Vol. 3, Cool Division 025
CD 2005-07. Nicola
Conte, Rituals EmArcy 001292302
CD 2006. Mario
Biondi High Five Quintet, Handful of Soul, Schema 406
CD 2006. Invisible
Session, Invisible Session, Schema 401
CD 2006. The Dining
Rooms, Versioni Particolari, Vol. 2, Schema 413
CD 2007. Nicola
Conte, New Standards, Schema 12336
CD 2008. Lorenzo
Tucci, Touch, Schema 445
CD 2008. Mop Mop,
Kiss of Kali, Infracom! Records 1452
CD 2009. Bobby
Previte, Pan Atlantic, Auand 9020
CD 2009. Nicola
Conte,The Modern Sounds of Nicola Conte: Versions in Jazz-Dub/CD - Schema 44
CD 2010. La Bellezza
del Somaro, Universal 331923
CD 2010. Mop Mop,
Ritual of the Savage, Infracom! Records 1572
CD 2011. Valerian
Swing, A Sailor Lost Around the Earth, Magic Bullet 144
CD 2011. Enrico
Rava, Tribe, ECM 2218
CD 2011. Gianmaria
Testa, Vitamia, Le Chant du Monde 420772
CD 2013. Steven
Bernstein, Brass Bang!, Bonsaï 150101
CD 2013. Berserk!,
Berserk!, RareNoise Records 031
CD 2013. Marco Bardoscia, Opening, Goodfellas JE8004
Vidéos
Gianluca Petrella, Tabarka
International Jazz Festival (Tunisie), 2004 Gianluca Petrella (tb)
Gianluca Petrella, « Midnight in
a Perfect World », Bonsai TV, 2009 Gianluca Petrella (tb), DJ Shadow (dj)
Enrico Rava et
Gianluca Petrella, « I Suoni delle Dolomiti », Italie,
2012 Enrico Rava (tp) et Gianluca Petrella
(tb)
Gianluca
Petrella Cosmic Band, Torino Jazz Festival, 2013 Gianluca Petrella (tb, dir), Beppe
Scardino (bs), Francesco Bigoni (ts), Mirco Rubegni (tp), Giovanni
Guidi (p), Gabrio Baldacci (g), Alfonso Santimone (kb), Francesco
Ponticelli (b), Federico Scettri (dm), Simone Padovani (perc)
Giovanni Guidi Duo, « Soupstar »,
Live at Webnotte, 2014 Gianluca Petrella (tb), Giovanni Guidi
(p)
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